Il Carso

Il Carso è un altopiano che si estende da Gorizia a Trieste, lungo l'attuale confine Italia-Slovenia. Il territorio è decisamente brullo ed interessato da fenomeni geologici particolari. Numerose sono infatti le grotte naturali e le doline. E' un territorio abbastanza inospitale, specialmente durante il periodo estivo quando la scarsità d'acqua, oltre al caldo e all'afa, si fa sentire. Certo anche d'inverno non è uno dei migliori posti da frequentare, sferzato sovente dalla Bora e talvolta particolarmente freddo; in ogni caso molto più vivibile rispetto al periodo estivo, quando le lunghe passeggiate sono da evitare.
Il Carso è ampiamente legato alle vicende della Grande Guerra '15-'18 ed è il "mostro" che ingoiò uomini e materiali lungo tutti i quasi 30 mesi di lotta tra l'esercito Regio e quello Imperiale. La ricchezza di grotte, doline ed ostacoli naturali fece si che l'esercito austro-ungarico, come pure quello italiano in un secondo tempo, potesse organizzare una linea difensiva estremamente forte. Dopo la facile avanzata dell'esercito italiano, una volta passato l'Isonzo ed arrivato alle pendici del ciglione carsico tra Sagrado e Monfalcone, questi si trovò praticamente bloccato su posizioni sfavorevoli, non riuscendo a risalire il dislivello che lo separava dalle prime linee austriache. In modo particolare, il primo sbalzo offensivo dell'esercito italiano e gli altri a seguire, conosciuti come battaglie dell'Isonzo, fu portato durante un periodo assolutamente sfavorevole per qualsiasi movimento sul Carso: l'estate. Subito si evidenziò il problema che afflisse anche i fanti dell'esercito austro-ungarico ovvero la cronica scarsità d'acqua.
Presto la guerra si trasformò in guerra di posizione, con i due schieramenti fermi su linee di trincee ininterrotte che, almeno inizialmente, erano poco munite nel caso austro-ungarico e praticamente inesistenti per gli italiani intenti a combattere la loro "guerra in salita". Più il tempo passava e più le trincee venivano rafforzate e riattate alle esigenze di una guerra di posizione come del resto era accaduto nel resto d'Europa. Le trincee vennero addobbate con uno o più ordini di reticolati, diventando quasi inespugnabili. Le truppe austro-ungariche, del resto, avevano ricevuto l'ordine di resistere ad ogni costo, senza cedere terreno ed in tal caso contrattaccare per riprendere quello perduto. Alla fine, agli occhi dei fanti italiani il Carso non poteva che essere un qualcosa di mostruoso con il quale scontrarsi, pericoloso quanto le artiglierie e le mitragliatrici dell'Impero. I lunghi giorni passati nelle luride trincee di prima linea senz'acqua e cibo altro non fecero che rafforzare la cattiva fama del Carso. Nessun fante che si battè in questo luogo, a prescindere dalla sua nazionalità, avrà mai tessuto le lodi di questo aspro altopiano.

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