La prima battaglia dell'Isonzo in sintesi: settore Carso

Il 23 giugno l'Esercito Italiano lancia la prima offensiva nel settore del Carso, tra Mainizza e Monfalcone con il X e il XI Corpo d'Armata. Data la natura del terreno, lo sbalzo non era dei più facili a compiersi ed oltrettutto, i fanti italiani dovevano anche affrontare le conseguenze di un'innondazione provocata dagli austriaci nei giorni precedenti. Rimaneva accessibile il saliente carsico presso Redipuglia, con le truppe ammassate tra le zone allagate ed il ciglione carsico, rendendo le manovre molto difficili. Di prima mattina, le truppe delle brigate Siena e Bologna iniziano a risalire il ciglione presso Castelvecchio, sopra Sagrado, e ad occupare l'area che il giorno successivo, 24 giugno, doveva essere estesa fino all'abitato di Castelnuovo ma che si rivelò in un fallimento a causa delle rilevanti perdite e del mancato arrivo dei rifornimenti alle truppe della brigata Bologna. I fanti della Pisa riuscivano invece ad arrivare a Sdraussina e ad occuparne l'abitato.
La progressione della brigata Bologna fu ripresa il giorno 25 con l'occupazione di Castelnuovo, dopo un bombardamento di artiglierie sul bosco di Castelvecchio che aiutò l'avanzata dei fanti italiani, duramente provati dalle difese austriache e dall'avanzata sul terreno impervio. Gli ostacoli principali, a parte il fuoco di fucileria e delle mitragliatrici dei difensori, erano gli estesi campi di reticolati posti davanti alle trincee dei difensori. I tentativi di taglio non andavano mai a buon fine e quindi gli austriaci riuscivano a resistere nelle loro trincee e, da posizione favorevole, a far indietreggiare gli italiani.
Il 26 fu ritentato l'attacco per avanzare ulteriormente in profondità, con i fanti della brigata Pisa che erano riusciti ad entrare in contatto con le difese austriache di Sdraussina, Bosco Cappuccio e Bosco Lancia ma non riuscendo a raggiungere il Bosco Triangolare. I fanti della brigata Bologna erano ancora bloccati su quota 142 di Sagrado e con quelli della Savona bloccati su quota 89 di Redipuglia. Il ritmo iniziava a rallentare.
Per quanto riguarda il settore Vermegliano-Monfalcone di competenza del VII Corpo d'Armata, le brigate italiane impegnate a salire il ciglione carsico in quelle località si trovarono subito in grave difficoltà a causa dell'alluvione provocata dagli austriaci. Vermegliano era praticamente tutta sott'acqua mentre, a poca distanza, i fanti della Pinerolo erano riusciti ad occupare l'abitato di Selz. Monfalcone e le alture circostanti sembravano essere al momento (24 e 25 giugno) zone off limit. Tutti i tentativi delle brigate che operavano in zona (Granatieri di Sardegna, Acqui, Messina) non sortirono effetti positivi e le difese austriache tenevano senza problemi.
Vista la situazione, il Comando Supremo decise di sospendere le operazioni mentre il Comando austriaco, visto che le difese erano riuscite a tenere a bada tutti gli assalti dei fanti italiani, decise di procedere solo ad alcune migliorie delle postazioni che si pensava non fossero all'altezza di sostenere l'urto, visto anche il poco tempo a disposizione che gli austro-ungarici avevano avuto per sistemarle data la rapida avanzata italiana.

Mappa delle posizioni italiane ed austriache all'inizio della prima battaglia dell'Isonzo

Mappa delle posizioni alla fine della prima battaglia dell'Isonzo

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