Per oggi è passata per un buco

In centoventi pagine di scrittura fitta, su un quadernetto per contabilità formato dieci per quindici, Antonio Grasso, meglio conosciuto come Oreste, riporta giorno per giorno la sua esperienza di guerra dal 27 agosto 1916 al 18 gennaio 1917.
Assegnato alla 408a batteria del 6o reggimento di artiglieria nei pressi di Staranzano, sull'Isonzo, fra Gorizia e Monfalcone, arriva al fronte a meno di venti giorni dalla vittoriosa ma tragica battaglia di Gorizia, che costò alle truppe italiane oltre ventunmila morti e cinquantaduemila feriti. E su quel fronte vive la settima battaglia dell'Isonzo, tra il 14 ed il 16 settembre, e, successivamente, il 10-12 ottobre ed il 14 novembre l'ottava e la nona offensiva. Nelle tre offensive fra settembre e novembre muoiono trentasettemila soldati italiani ed i feriti sono ottantottomila. I risultati, sul piano strategico, sono invece praticamente irrilevanti. Dunque un periodo denso e tragico segnato, nel racconto, dal tuonare continuo del cannone, che non smette mai di sparare, di giorno e di notte, ora su un fronte ora sull'altro.
Il diario racconta mesi cruciali sul piano bellico, ma osservati dalla ristretta visuale di una trincea e di una batteria piazzata in piena zona di guerra. La fatica ed il rischio della morte costituiscono lo sfondo sul quale si addensano le percezioni degli eventi, di esplosioni all' orizzonte, di colpi nella notte, di voli rapidi di aerei, di voci che vanno da trincea a trincea, di pagnotte riportate indietro dalle postazioni più avanzate perché non hanno più trovato l'appetito dei soldati ma i loro cadaveri. Tuttavia mai il racconto trascende e si trasforma in critica alla guerra o ai superiori. Forse per timore che il diario venga letto. Ma forse perché è già il tenere un diario delle fatiche e delle paure, una occasione sufficiente per manifestare la propria individualità nel quadro di una guerra le cui strategie belliche complessive finiscono per sfuggire al soldato che spara per mesi cannonate contro un nemico spesso invisibile.
Antonio Grasso è nato a Caresanablot il 17 dicembre 1884, penultimo di sette fratelli. Il padre era sensale e la madre mondariso. Frequenta le scuole fino alla terza elementare, poi è bracciante fino al servizio militare. Si sposa nel 1908 con Amalia Rita Marinone e ha quattro figli. Trasferitosi al quartiere Isola, a Vercelli, prima dello scoppio della prima guerra mondiale è operaio alla Ollomont. Richiamato, va in guerra ormai trentenne lasciando a Vercelli moglie e figli.
Nel racconto la nostalgia per la casa e la famiglia non compaiono come tema forte ma il diario porta, in appendice, l'elenco di tutta la corrispondenza ricevuta e spedita con data e mittente o destinatario. Nel mese di settembre spedisce 20 lettere e cartoline e ne riceve 18; a ottobre ne spedisce 32 e ne riceve 23; in novembre ne spedisce 24 e ne riceve 21; in dicembre ne spedisce 23 e ne riceve 20. Quasi cento lettere in quattro mesi e non si tratta di un caso anomalo. Il flusso delle corrispondenza durante la prima guerra mondiale fu immenso. Dalla zona di guerra alle proprie case nel 1916 venivano spedite oltre due milioni di corrispondenze al giorno, da casa al fronte le lettere spedite giornalmente erano, nello stesso anno, un milione e duecentomila a cui vanno aggiunte le oltre duecentocinquantamila spedite all'interno della zona di guerra. In totale da, per e nel fronte, durante i quattro anni di guerra, i movimenti di corrispondenza ordinaria nel servizio della posta militare furono quasi quattro miliardi. Per ragioni di spazio non è stato possibile trascrivere integralmente il diario. Abbiamo scelto le parti legate alle offensive principali non perché in qualche modo diverse dalle parti omesse, ma solo perché in genere più dense di avvenimenti.
Nel riprodurre il manoscritto si è preferito sacrificare la rigorosità della trascrizione ad una maggiore leggibilità. Laddove dunque il testo originale poteva in qualche modo essere di difficile lettura o creare qualche confusione, sono state introdotte modifiche nella maggior parte dei casi solo a livello fonetico o, più raramente, morfosintattico ma sempre a livello di singola parola.

Il 27 agosto 1916 partenza da Piacenza pel fronte. Montato in treno alle ore 3 pom arrivo a Villa Vicentina il giorno dopo 28 alle ore 5 pom e partii alle ore 9 con la trattrice e alle 11 ero sul ponte dell'Isonzo ed abbiamo cominciato a vedere i primi riflettori nemici ed il faro ci illuminò per tutto il percorso ed arrivammo a Staranzano a mezzanotte, dove riposammo come si poté e dove sentimmo per tutta la notte il combattimento. Il giorno 29 riposo. Partiti per piazzare le batterie passando da Monfalcone, arrivando ancora prima che si facesse chiaro, per tutta la prima giornata lavorammo sotto il tempestar dei proietti nemici, fino alle ore 9 di sera per non essere veduti dal nemico, per la strada che nella giornata era stata battuta, e arrivammo a casa alle ore 9 e mezza. Il 30 ci levammo alle ore 4 antim e facemmo un'altra strada perché quella fatta il giorno prima era pericolosa. Lavorammo ancora per tutta la giornata ininterrottamente sempre per causa che ogni tanto c'erano aereoplani nemici che venivano per scoprire le nostre batterie. Cessai il lavoro alle ore 9 pom. Giorno 31. Sveglia ore 4, al lavoro. Fui addetto a guardare se arrivava il Maggior Generale e alle ore 10 e mezza un aereoplano nemico passò sopra di me e le nostre batterie antiaeree facendo fuoco per abbatterlo, mi caddero due palle e un pezzo di scheggia alla distanza di due metri. Alla sera appena notte andammo al cantiere a prendere delle rotaie e lamiere e lavorammo fino alle ore 3 del giorno dopo. Giorno 1 Settembre. Sveglia alle ore 10 antim. Riprendemmo il lavoro, sempre sotto il tempestar del fuoco delle artiglierie nemiche, tutta la giornata, poi di notte ancora fino alle ore 17 per portare i pezzi. Giorno 2. Al lavoro ore 4 antim. Fra le ore 9 abbiamo assistito ad un duello di due aereoplani, uno nostro e uno nemico, per circa mezz'ora, sparandosi con mitragliatrici di sopra alle nostre batterie. In giornata piazzammo i pezzi, ma non ultimammo i lavori e dovemmo lasciarli coperti di foglie e altro. Proprio mentre scrivo, il nemico continua a far fuoco sopra la strada di Monfalcone, proprio quella che dobbiamo percorrere noi per andare a dormire alla sera (la nostra batteria è a Staranzano, paese a 3 km e mezzo da Monfalcone). Sparano anche sui paesi medesimi. Alla sera, tornando a dormire, sentii che il nemico durante detti bombardamenti gettò una granata mentre passava un conducente con due altri soldati di artiglieria a cavallo e ne uccise uno e ne ferì due, uno gravemente che il giorno dopo morì, e uccise pure il cavallo. Giorno 3. Lavoro ininterrotto sempre causa la quantità di proietti nemici che ci arrivavano dove lavoravamo e gli aereoplani di sopra noi che gettavano bombe. Alla sera dopo l'ultimo rancio, andiamo al porto a prendere delle rotaie e lamiere fino alle ore 4 del mattino del giorno dopo. Giorno 4. Partii con lo zaino e andai a lavorare nella batteria e poi la sera dormii in una casa, per quasi tutta la notte stetti sveglio, ci fu divertimento di fuochi e illuminazione col raggio. Giorno 5. Oggi tutta la giornata sentimmo il nemico che, dal forte Duino e da altri forti, ogni tanto tuonavano cannoni e si alzavano aereoplani sopra di noi e le altre batterie rispondevano altrettanto come pure la nostra fanteria e aereoplani. Giorno 6. Il nemico rivolse i suoi tiri verso Monfalcone e vicino le nostre posizioni, per la quale due granate scoppiarono a circa 50 metri da noi che lavoravamo. Giorno 7. Sapemmo che le nostre linee sono avanzate e che il faro nemico che ci illuminava fu abbattuto dalle nostre artiglierie. Abbiamo ancora aereoplani che ci spiano durante le nostre operazioni. Il bombardamento continua ma non con accanimento, da ambo le parti. Verso le 4 pom abbiamo sparato il primo colpo con un cannone, facendo le prove e sparando 8 colpi. Giorno 8. Fino a mezzogiorno poca azione da ambo le parti. Dopo le ore 3, le nostre artiglierie - sul fronte che siamo ora ci sono circa 800 cannoni - c'è stato un bombardamento al quale abbiamo preso parte anche noi provando per la prima volta un nostro secondo pezzo, ed il nemico ha risposto soltanto un 4 o 5 colpi, tra i quali 2 srapnel sono scoppiati circa 30 metri dalla mia batteria. Giorno 9 [...] Dopo mezzogiorno facemmo dei tiri verso i comuni di Selo, Amiano e verso Gorizia. Il nemico risponde con pochi colpi. [...] Giorno 12. [...] Dopo le ore 2 pom il nemico aprì il fuoco di artiglieria di medio e grosso calibro per circa 2 ore, gettando proprio in mezzo alle nostre batterie diverse granate di srapnel, che per fortuna non colpirono nessuno, ma abbiamo dovuto sospendere le operazioni. Poi le nostre grosse artiglierie hanno fatto fuoco per tutta la sera ed il nemico cessò il fuoco subito. Alla sera aereoplani nemici volarono sopra di noi ed i nostri riflettori li scoprirono e le nostre artiglierie antiaeree li fecero fuggire sparandogli diversi colpi. Per oggi è passata per un buco. Giorno 13. [...] Intanto che scrivo sono le ore 7 e mezza del giorno 14 [settembre]. Incomincia la nostra offensiva alla quale prendiamo parte anche noi della nostra batteria, ma con solo 3 pezzi. Non si può immaginare cosa si sente perché sul nostro fronte c'è molta artiglieria e il tuono è continuo; e noi, essendo davanti a tutta l'artiglieria, siamo i più sbalorditi di tutti. Ma io per fortuna sono nella riserva magari con 3 metri di terra di sopra e sotto un metro ma non si sta male. Giorno 14, primo giorno della offensiva. Abbiamo aperto il fuoco alle ore 7 antim colla nostra batteria e con pure quasi tutte le altre che si trovano sul nostro fronte e abbiamo fatto, solo la nostra batteria, prima di notte circa 105 colpi per pezzo. E ora che sono le 10 di sera facciamo ancora fuoco, ma soltanto un colpo ogni 20 minuti. Il nemico rispose con pochi colpi ma ben aggiustati sulle nostre batterie, ma per fortuna non abbiamo avuto nessun ferito, fino ad ora. Sappiamo poi che la nostra fanteria e le altre armi a piedi, protetti dalle nostre artiglierie, hanno oltrepassato le linee nemiche fino dalle ore 3 e mezza pom e i nostri ufficiali hanno ricevuto un fonogramma che si avanzavano e che hanno fatto molti prigionieri. Per la prima giornata di oggi ho potuto vedere e constatare bene l'effetto che fanno i colpi di artiglieria. Giorno 15. Continua l'offensiva e si continua a far fuoco sparando anche di notte, per la quale è da due giorni e due notti che non si dorme più e l'altra notte dovemmo far fuoco con una intemperia, che non si sapeva più cosa si faceva, eravamo nell'acqua alta 25 cm colla pioggia e il vento, che non dimenticherò mai più una notte come quella. Siamo vicini a 5 chilometri dal nemico e si vede l'effetto delle nostre artiglierie e si vede col cannocchiale le nostre armi a piedi e quelle del nemico. Il nemico finora non ci molesta; tira, crede, sulle nostre linee di fanteria, a noi arriva soltanto qualche colpo. Noi tiriamo oltre il mare che fa spiaggia con Gorizia. Giorno 16. Continua l'offensiva ed i nostri pezzi scaldano che bisogna mettere dei sacchi bagnati sopra per raffreddarli. Si spara ancora anche di notte ma facendo soltanto un colpo ogni quarto d'ora, e il nemico oggi non ha risposto nemmeno sulle nostre artiglierie e così si faceva fuoco tranquilli, come fare istruzione. La notte poi si sentono i nostri soldati d'arma a piedi che sparano e le bombarde che tutta la notte si sentono bene, perché noi siamo vicini a circa 3 chilometri dalle frontiere del nemico. Sapemmo poi questa sera che le nostre armi a piedi si avanzarono facendo tanti prigionieri e prendendo il Monte Santo, ma i bersaglieri che sono partiti per andare all'attacco il giorno prima hanno avuto molti morti e feriti, per la quale tanti sono qui dove dormiamo noi, feriti leggermente ed anche di quelli che non hanno potuto portarli via rimangono qui in condizioni non buone: ci fu detto poi che le nostre artiglierie, non si sa bene in che modo, hanno fatto fuoco sopra le nostre linee, anzi si dice che sia una batteria che è vicino alla nostra e che tirava sulla stessa posizione che tiravamo noi infatti nel più buono, quando si faceva fuoco accelerato, fu fatta cessare e noi abbiamo continuato. Giorno 17. Oggi sempre continua l'offensiva, ma noi spariamo più poco perché abbiamo poche munizioni e poi perché non occorre, che di artiglieria ce n'è molta. Di giorno si spara molto colle artiglierie e di notte si sente molta fucileria e bombarde. Oggi alle 12 c'è stato l'assalto delle nostre armi a piedi e noi abbiamo allungato il tiro per non tirare su di loro. Però sappiamo che da 350 bersaglieri che sono andati l'altro ieri all'assalto, oggi soltanto 125 pagnotte si mandarono per loro. Giorno 18. Oggi le nostre artiglierie bombardarono ancora tutto il giorno e la notte, ma la nostra batteria no, perché abbiamo poca munizione e così si poté avere un po' di riposo. [...] Giorno 20 [...] per le nostre povere armi a piedi oggi è stata una brutta giornata, sia per il tempo brutto, sia perché dovettero combattere accanitamente ma morendo assai, perché noi questa mattina abbiamo avuto 100 e più pagnotte che hanno portato indietro dalle prime linee, dei nostri bersaglieri che erano restati morti. Qui, intanto che scrivo sono le ore 10 di sera e il tempo è molto brutto, piove e vento, e si sente le nostre fanterie che combattono accanitamente; si vede il faro nemico che ci rischiara, si vedono i razzi alzarsi sulle nostre linee e si sente la fucileria e le bombarde e la mitragliatrice continuamente. Noi speriamo per questa notte di poter riposare [...]. Giorno 29. Oggi noi non abbiamo fatto nessun colpo, ma le altre artiglierie spararono diversi colpi e così pure il nemico li ricambiò. La sera poi, dopo quasi tutto il giorno che pioveva, andammo per prendere un pezzo a circa un chilometro da noi, ma non abbiamo potuto portarlo a posto causa il fuoco e la pioggia, e anche la fiacchezza di noi perché ci fu in tutto il giorno una pagnotta e una scatola di carne. Andammo a letto alle 11, alle due poi ci svegliammo ed eravamo nell'acqua fino a metà gamba; si dovette per tutta la notte mettere via acqua con secchie e con tre pompe, per non essere presi nel dormitorio e perché non franasse la terra dovemmo rinforzare il dormitorio, così nell'acqua fino a giorno a piedi scalzi. [...] Giorno 2 Ottobre.Oggi noi facemmo pochi colpi, ma il nemico ne fece diversi e di ogni calibro e tirò proprio sulla nostra batteria e colpì, verso le ore 4, il telefonista del mio pezzo in una gamba e gli restò la palla di srapnel nel polpaccio e dovette essere portato in ospedale che non so dove. A me ha bucato il telo a tenda in cinque parti, per fortuna io ero appena venuto via da vicino per andare nel dormitorio ad aggiustare il mio letto. Giorno 3. Oggi i nostri pezzi fecero fuoco non molto, anzi, il mio pezzo fece solo due colpi, ma il nemico anche oggi ci bersagliò non male, perché ci buttò 4 colpi di grosso calibro, che si suppone siano da 305, che fecero saltare la strada facendo un buco di circa 10 metri, e due altri quasi lo stesso proprio vicino a me. Insomma, abbiamo passato una giornata che non dimenticherò finché avrò vita. Ora che scrivo sono le ore 9 di sera ed il nemico per ora ci lascia tranquilli, ma domani o dopo dobbiamo cominciare l'offensiva ed abbiamo tutti paura, perché si seppe che il nemico portò molte artiglierie di grosso calibro sul fronte che dobbiamo battere noi, e che ci scopra. Ora faccio ancora una partita alle carte e poi vado a letto. Dimenticavo che questa sera, cioè alle ore 8, ci passarono 4 o 5 aereoplani sopra la nostra batteria dirigendosi verso il fronte dell'Isonzo che è indietro di noi a circa 7 chilometri, passando da Staranzano, Ronchi e Monfalcone e lasciando bombe su tale zona, 5 a Staranzano e diverse sugli altri paesi. Solo nel paese di Staranzano ci furono due morti, uno per asfissia da gas lacrimogeno e l'altro ucciso e tre feriti. Giorno 4. Oggi, anzi, questa mattina, abbiamo attaccato l'offensiva e i nostri pezzi fecero diversi colpi, ma ancor più le altre batterie, di piccolo calibro e di grosso ed anche i 305. Ed il nemico questa mattina tirò pure diversi colpi sulle nostre batterie, tra i quali una granata che si suppone di 152 scoppiò sopra le casse di nostre granate spaccandone 11 e spaccando in metà una granata e le altre rese inservibili. Ha poi tirato diversi colpi sulla strada da Monfalcone a Staranzano, ma non so se ci sono molti morti o feriti. Le granate che sparano contro noi sono tutte di grosso calibro, cioè da 252 e 305. Dopo le due il nemico non tirò più nelle nostre batterie e così si poté stare un po' tranquilli. Questa sera si dice che partirono per il fronte molti bersaglieri e non so da dove venivano, ed è segno che domani ci sarà l'avanzata. Ora intanto che scrivo sono le 10 di sera e c'era l'ordine di sparare tutta la notte e c'era un'altra squadra ai pezzi, ma io, essendo operaio, se occorre devo essere anche questa notte in servizio. Ma proprio in questo momento ci arrivò l'ordine che la squadra andasse a dormire fino a nuovo ordine, e così anch'io ho speranza di potermi riposare tranquillo perché ben riparato, perché dove dormiamo siam sì un metro sotto terra ed abbiamo una corazza di ferro di sopra dello spessore di un centimetro e mezzo e circa due metri di terra, ma se ci viene un 305 o un 152 ci può ammazzare tutti. Giorno 5. Questa mattina abbiamo cominciato a sparare presto con quasi tutte le batterie che si trovano su questo fronte di piccolo e grosso calibro ma la nostra batteria dopo 9 colpi con l'intervallo di 5 minuti l'uno dall'altro, ma le altre batterie per tutta la giornata si sentì un rombare che non si capiva più nulla da dove venivano i colpi. Il nemico la mattina non rispose, ma dopo mezzogiorno ci bersagliò non male, anzi alle ore 4 circa ci buttò una granata dove c'era la camera dei sottufficiali, che buttò giù la casa e uccise un attendente, certo Salusoglia, e un altro ferito gravemente asportandogli metà di un piede e il muscolo di un braccio e alla testa; fu pure ferito uno della batteria vicino a noi. Insomma, la giornata fu molto pericolosa perché si sentiva scoppiare srapnel e granate da tutte le parti ed i nostri superiori, caporali e sergenti e tutti, che da un anno e mezzo che sono in guerra, non hanno mai passato giornate simili. Ora che scrivo sono le ore 7 di sera ed il nemico sembra ci lasci tranquilli, ma le nostre artiglierie, principalmente quelle di campagna, continuano a sparare, un po' l'una, un po' l'altra. Termino e mangio. [...] Giorno 9. Da questa mattina si sente un continuar di armi che rombano da ambe le parti, artiglierie di ogni calibro. Anzi, il mio pezzo fece 59 colpi fino alle ore 5 di sera, ma le altre artiglierie continuano ancora ora intanto che scrivo, che sono le ore 10 di sera. Alle ore 7, di sopra la nostra batteria c'erano aereoplani nemici che gettavano bombe per la quale fecero molto danno, principalmente sopra il cantiere e sopra Monfalcone e si crede che ci siano molti feriti e morti; anzi, non solo il nemico ci molesta di sera ma per tutta la giornata rivolse i tiri sopra le nostre batterie sparando con artiglieria di grosso calibro, da 152 e da 305, qualche granata e molti srapnel, e noi dovemmo per tutta la giornata far fuoco sotto i colpi che ci cadevano e sempre, ogni tanto, a ripararsi sotto i sotterranei. La batteria vicino a noi ci furono 4 feriti gravi. Insomma, sul fronte dove noi abbiamo rivolto la nostra artiglieria si vede un fumo solo e si sente un rumore che non si può capire, tra le mitragliatrici, le bombarde e la fucileria. Oggi verso le ore 4 ho veduto un bel duello di aereoplani, uno dei nostri e uno nemico si battevano con mitragliatrice, dopo un po' il nostro si vide fuggire verso il fiume Isonzo ed atterrare, non si sa se perché è stato offeso l'apparecchio o il guidatore. Giorno 10. Questa mattina abbiamo incominciato il fuoco alle ore 5 e mezza e per tutta la giornata si fece fuoco facendo 106 colpi, come pure fecero gli altri pezzi e come han fatto le altre batterie che si trovano sul nostro fronte, quindi si può immaginare che per tutta la giornata si sentì un rombo solo, che ci sembrava la fine del mondo, pensando che da quando siamo arrivati noi, c'erano circa già 800 e più pezzi e ora ce n'è molti di più. Verso le ore 8 di questa mattina un nostro pezzo fece uno scoppio prematuro e ferì un nostro soldato, certo Quintetto, verso le ore 10 un altro scoppio prematuro uccise un caporale maggiore della 407 batteria, certo Chiara; dopo sapemmo che un proiettile nemico cadde in una riservetta di una batteria vicino e uccise 2 soldati e ne ferì altri dieci. Noi non possiamo sapere il perché di questi scoppi prematuri. Il nemico non ci tirò neanche un colpo sopra la nostra batteria, fece diversi colpi su Monfalcone, immancabilmente tutti i giorni ce ne arrivava in gran quantità e tutti i giorni ci sono morti e feriti. Sapemmo poi dall'Osservatore che le nostre armi a piedi si avanzarono e passarono la seconda linea nemica facendo molti prigionieri. Intanto che scrivo sono le ore 8 di sera e si sente soltanto la solita artiglieria di campagna che spara come il solito ogni tanto, ma noi abbiamo ancora i pezzi pronti e siamo coricati vestiti, attendendo da un momento all'altro se si deve sparare. Giorno 11. Questa mattina, fuorché la nostra batteria che cominciò il fuoco dopo mezzogiorno, le altre cominciarono il fuoco appena all'alba e continuarono tutta la giornata, sicché la giornata di oggi fu terribile come ieri, ma per fortuna nella nostra batteria non ci furono né feriti né morti e i nostri pezzi fecero 50 o 60 colpi, cessando alle 6 di sera. Il nemico ci lasciò tranquilli, noi della nostra batteria e le altre d'intorno, ma non furono tranquille le altre di Monfalcone e del cantiere e dintorni. Sapemmo che sulle nostre linee di fanteria ci fu un grosso attacco e si avanzarono facendo ancora prigionieri, ma un plotone di bersaglieri ciclisti di circa 800 uomini ci rimasero soltanto 200 e gli altri si suppone ora siano prigionieri. Giorno 13. La notte scorsa, verso l'una dopo mezzanotte, aereoplani nemici volarono sopra le nostre batterie e sui paesi vicini, gettando bombe e svegliandoci tutti; quelli che erano coricati nelle case dovettero fuggire in luoghi più sicuri. La mattina tutto tranquillo fuorché qualche batteria da campagna, anche il nemico non tirò. Dopo mezzogiorno le altre batterie fecero fuoco quasi tutte ma la nostra batteria non fece un colpo. Verso le 5 abbiamo assistito a un duello di aereoplani con uno dei nostri e un nemico che si fecero diverse scariche di mitragliatrice. Verso sera, al tramonto del sole, velivoli nemici gettarono ancora bombe sui soliti posti: cantiere, Monfalcone, Staranzano e paesi vicini. Dalle nostre linee di fanteria si sente un gran combattimento che si confonde tra colpi di fucili, bombarde, mitragliatrici, crediamo che l'azione che si compie in questo tempo ed oggi sia favorevole a noi. [...] Giorno 17. Questa mattina tutto tranquillo. Io verso le ore 10 antimeridiane andai ancora a Staranzano, ancora a riparare diversi ferri e me la passai tranquillamente. Verso le ore 7 di sera ritornai in batteria e appena arrivato il nemico sparò diversi colpi sulla nostra batteria, dei quali il primo sulla nostra casa della cucina, 3 davanti ai nostri pezzi alla distanza di circa 50 metri, il quinto mi passò due metri sopra la testa scoppiando alla distanza di 20 metri, il sesto scoppiò alla distanza di due metri davanti al primo pezzo, il settimo vicino al mio pezzo cioè il terzo pezzo, l'ottavo proprio sul riparo del quarto pezzo, buttandoci la terra su di noi, che eravamo in circa 10 che leggevamo la posta arrivata in detto tempo, il nono scoppiò davanti al carro polveri, ad un metro, alla distanza di 30 metri da noi, altri poi ancora scoppiarono distanti da noi dai 100 ai 500 metri. Ora intanto che scrivo sono le 6 ed è da circa 20 minuti che non si sentono più colpi e non si sa quando si mangia causa quel colpo scoppiato sulla casa della cucina. [...] Domenica 22 [...] Di notte si sente sempre molti colpi sul fronte dove c'è la nostra fanteria e su Monfalcone. Tutti i giorni ci sono morti e feriti dalle artiglierie nemiche. [...] Mercoledì 25. Questa mattina abbiamo incominciato l'offensiva ed abbiamo sparato circa 20 colpi, come pure tutte le altre batterie che si trovano su questo fronte, e ancor più la Marina, che era già quasi tutta la notte che continuava a sparare e anche parte della giornata. Verso le ore 5 c'è stato l'ordine di cessare il fuoco, forse si sospende l'offensiva e le altre batterie pare che non si sentano più sparare, salvo qualche scarica un po' da una parte un po' dall'altra. Il nemico ci tenne allegri ma non poco tirando bene sopra di noi. Giovedì 26. Quest'oggi facemmo 8 o 10 colpi ogni pezzo e il nemico rispose altrettanto, tirando anche oggi proprio sopra la nostra batteria e su Monfalcone, come pure sparano sempre tutti gli altri giorni. Noi tirammo sul campanile del paese di Selva, poco distante da noi. Venerdì 27. Oggi sembra che l'azione continui perché si sente sparare da tutte le parti anzi noi facemmo, tutti i nostri pezzi, dai 25 ai 30 colpi ed il nemico rispose con altrettanti, battendo la strada dal cantiere a Monfalcone e Staranzano, e vicino a noi circa 90-150 metri, perciò anche oggi si dovette stare allegri non poco. Sabato 28. È da questa mattina che i nostri pezzi sparano, anche quelli dei dintorni, e per tutta la giornata facemmo da 70 a 100 colpi per pezzo. Immaginarsi che tuono per tutta la giornata, principalmente perché c'è anche molti pezzi da 305 che sparano. Ora che è le ore 10 di sera noi e le batterie vicino abbiamo cessato, ma si sente quelle dietro a noi, cioè quelle da 75, e dall'altra parte quelle di medio calibro, che continuano la musica cessata da noi appena notte. Io non posso capire come si fa, perché la direzione in cui spara ora è quasi sempre la stessa in cui sparavamo i primi giorni, e si sente che le nostre fanterie si avanzano; io non so più com'è. Il nemico continua a sparare con pezzi di ogni calibro su Monfalcone e battendo le strade e i paesi vicini; credo che se continuerà ancora qualche giorno così Monfalcone sarà rasa al suolo e non ci saranno più case in piedi. Domenica 29. Oggi per tutto il giorno ci fu un bombardamento d'inferno e i nostri pezzi fecero circa 50 colpi, ma gli altri nei dintorni ne fecero di più e continuano ancora ora che sono le ore 10 di sera e si sente un tuonar solo, da pezzi di ogni calibro. Il nemico oggi rispose con pochi colpi, quindi l'azione è continua, ma ogni tanto interrotta dalla pioggia, ed è un lavoro da cani, sempre nel fango e con la pioggia, non soltanto dove c'è i pezzi, ma anche dove si dorme, di sotto abbiamo circa 25 cm d'acqua e qualche goccia di sopra. Lunedì 30. Oggi noi non facemmo neanche un colpo, ma le altre batterie vicine ne fecero diversi ed il nemico ci lasciò un po' tranquilli. Ma la notte non so come sarà, forse il nemico tenta di avanzare verso di noi, come è di solito, tenta quasi sempre di notte, e per quello le nostre batterie continuano tutta la notte a far fuoco e dalle nostre trincee si sente una fucileria sola sempre, tutta la notte, quasi sempre quando il tempo è brutto e piove come da 4 o 5 giorni a questa parte. Martedì 31. Oggi il tempo si è messo in bello e perciò l'offensiva continua più accanitamente. La nostra batteria fece fuoco tutta la giornata, facendo dai 60 agli 80 colpi, come pure le altre che si trovano qui. C'è stato un duello di aereoplani nel cielo, con la vittoria a noi, buttandone a terra due sul nostro terreno, distante circa 5 o 6 chilometri da noi. Le artiglierie nemiche tirarono diversi colpi sulle nostre batterie, dei quali una granata scoppiò vicino alla chiesa di Vermegliano uccidendo un marinaio e tre soldati della batteria 419. Tutta la notte, poi, il faro nemico esplorò sulla nostra batteria. Il nemico ci disturbò nei lavori che dovevamo fare per l'arrivo di nostre munizioni. Verso sera passarono da Monfalcone bersaglieri e fanteria andando alle trincee, perché domani si deve tentare l'avanzata. Mercoledì 1 novembre. Questa mattina, dopo una notte pericolosa perché il nemico, tra aereoplani e artiglierie, ci tenne in gamba non poco, l'offensiva continua accanitamente e noi facemmo dai 70 ai 90 colpi ogni pezzo, e più ancora le altre batterie da campagna. Per tutta la giornata si vede un fumo solo da tutte le parti. Verso le ore 10 di mattina una squadriglia di 12 nostri aereoplani passò sopra la nostra batteria dirigendosi verso Trieste, credo allo scopo di gettare bombe sulla città. Poco dopo uno srapnel nemico, scoppiato sopra di noi, ferì il capopezzo del mio pezzo in una gamba. La sera poi aereoplani nemici gettarono 10 bombe su Staranzano e credo altre in altri posti a Monfalcone e paesi vicini. Si seppe che le nostre armi a piedi si avanzarono. Giovedì 2. Continua l'offensiva e sparammo tutta la giornata facendo circa 80 colpi e anche oggi si vede un fumo solo; anzi, oggi c'è anche la marina, anzi sembra che ci siano delle corazzate che sparano sul forte Duino, vicinissimo a Trieste, che è quello che ci batte con noi. Il nemico tirò qualche colpo verso le nostre batterie all'alba e poi per tutta la giornata ci lasciò tranquilli. La sera verso le ore 6, come pure le altre sere, aereoplani nemici, non più di 3 o 4, passarono su di noi andando a gettar bombe sui paesi nei dintorni di Monfalcone e su Monfalcone, ma uno, causa i riflettori nostri che lo scoprirono, dopo lasciato cadere circa 4 bombe, le nostre batterie antiaeree lo colpirono e lo buttarono a terra, ma non si sa dove andò a cadere. Venerdì 3. Oggi per le nostre batterie vicino a noi è stata una giornata tranquilla perché il nemico non rivolse i tiri verso noi. Ci fu soltanto la sera che tre aereoplani nemici sono venuti fin sopra le nostre batterie con l'intenzione di andare su Monfalcone e paesi vicini, ma le nostre batterie antiaeree, con l'aiuto di fari, gli fecero perdere l'orizzonte e poterono soltanto mettere 3 bombe e poi fuggirono sul loro fronte. Le nostre artiglierie non fecero fuoco come gli altri giorni d'azione, ma le altre vicine bombardarono tutta la giornata, però credo che non abbiano fatto fuoco come gli altri perché ci mancano proietti. Sabato 4. Anche oggi non si stette troppo in pericolo: il nemico tirò su altre posizioni da noi lontane e facemmo dai 20 ai 30 colpi per pezzo. Verso sera, cioè alle ore 5, 3 aereoplani nemici tentarono di andare verso Monfalcone allo scopo di gettare bombe, ma le nostre artiglierie antiaeree gli spararono facendoli tornare sul loro fronte e buttando solo 2 o 3 bombe in tutto. Si seppe poi che uno dei tre aereoplani fu incendiato e atterrò, non si sa se sul suo fronte o sul nostro. [...] Lunedì 6 [...] verso sera, cioè alle 4, il quarto pezzo fece due o tre colpi e il nemico rispose subito con quattro colpi ben aggiustati. Il primo piombò proprio nella piazzola del primo pezzo ferendo l'operaio in tre parti del corpo, nella schiena, in un'anca e nella coscia, e ne ferì un altro nella testa, ma per fortuna non grave. Il secondo piombò 15 metri distante dalla mia piazzola. Il terzo proprio sopra il mio dormitorio, facendo un buco e scoprendo fin vicino la corazza che è di sopra, spessa un centimetro e mezzo. Il quarto poco distante da noi. Ora che scrivo sono le 7 ed è tutto tranquillo. [...] Sabato 18. Oggi giornata un po' tranquilla, non si sparò e il nemico fece solo qualche colpo verso di noi. Questa sera verso le ore 8 si sentì i segnali d'allarme perché gli Austriaci mandarono bombe di gas asfissiante. Domenica 19. Domani o dopo si dovrà incominciare l'offensiva e il tempo già da ieri si è messo in pioggia. Sulle nostre posizioni, cioè dove siamo noi di artiglieria, si sente solo ogni tanto qualche colpo scambiato col nemico, ma alla Fronte Giuglia, alla nostra sinistra, a circa 5 chilometri, si sente molta azione di fucileria. Verso le ore 9 di sera c'è stato ordine di prepararsi colle maschere del gas asfissiante, che era probabile che il nemico sparasse bombe a gas. Lunedì 20. Oggi il tempo è ancora in pioggia e nei dormitori si deve sempre lavorare colle pompe per tener via l'acqua. Non si fece fuoco ed il nemico fece qualche colpo verso di noi e qualche aereoplano ci è venuto sopra le nostre batterie: una granata nemica scoppiò dentro la chiesa, entrando dal coperchio e scoppiando dentro. Martedì 21. Questa mattina ci siamo levati alle ore 4 e avevamo 25 centimetri d'acqua nel dormitorio, che a quelli che dormivano sotto di me l'acqua gli bagnò il paglio. Per quasi tutta la giornata il nemico ci lasciò tranquilli, mandandoci solo qualche granata e srapnel, ma ben giuste, sulle nostre batterie. Noi facemmo 5 o 6 colpi per pezzo verso le ore 6 di sera col pezzo nell'acqua facemmo molta fatica. Mercoledì 22. Giorno indimenticabile. Il nemico aperse fuoco sulle nostre batterie dalle ore 10 antim. fino alle ore 6 ininterrottamente, battendo il luogo e non lasciando 50 metri quadrati senza buttare un proiettile. Uno proprio sopra il dormitorio del quarto pezzo ferendo leggermente un soldato, certo Capellini. Anche la notte ci spararono fino alle ore 2 del mattino. Noi non facemmo fuoco, solo qualche colpo delle batterie di campagna. Giovedì 23. Oggi la giornata non fu come ieri, ma dovemmo stare tutta la giornata ritirati perché fummo bersagliati quasi come ieri. Venerdì 24. La giornata non si può dire troppo pericolosa, ma neanche tranquilla, perché il nemico da qualche giorno ci ha scoperti e non si passa giorno senza che ci mandino proietti. Sabato 25. Oggi verso sera, al tramonto, noi facemmo un colpo ed il nemico ci rispose subito con molti tiri ben giusti, e noi dovemmo cessare il fuoco e ripararci nei dormitori. Il nemico sparò fino verso le ore 8 di sera con un intervallo di 5 o 6 minuti da uno all'altro. Domenica 26. D'ora in avanti sarebbe inutile scrivere i colpi nemici che arrivano tutti i giorni e quindi anche a noi. Come il solito, il nemico batte un po' dappertutto e noi facemmo dai 10 ai 15 colpi ogni pezzo. [...] Dicembre 1, venerdì, 2, sabato. Il nemico batté il terreno un po' dappertutto, ma più su Monfalcone, la sera. Siccome che di giorno eravamo scoperti dal nemico, si dovette da qualche giorno lavorare di notte, ma il nemico dopo due notti ci scopre e con tiri giusti ci bersaglia ma non male, impedendoci ogni lavoro, e perfino per il trasporto delle munizioni che ci arrivano sempre di sera verso le ore 10 o mezzanotte. Noi la sera del 2 facemmo 24 colpi con due pezzi. [...] Mercoledì 6. Oggi qualche colpo da ambo le parti e i soliti aereoplani che di sera tentano di avanzare verso l'Italia, ma impediti quasi sempre. È da qualche giorno che si vede molta fanteria passare per andare in trincea. Fra qualche giorno ci sarà una grande offensiva per tentare la presa del forte Duino che difende Gorizia. Questa mattina il nostro capitano mise un foglio al comando in cui dice che sospende le licenze invernali perché ha trovato due gatti morti. Dice che sono stati avvlenati dai soldati e che finché non si scopre il colpevole non si apriranno più. Giovedì 7. Questa mattina credevamo di incominciare l'offensiva e facemmo otto o dieci colpi appena giorno, ma dopo, causa il tempo che si mise in pioggia, si cessò il fuoco. Il nemico appena gli spariamo subito ci risponde. Venerdì 8. Anche oggi il tempo ci impedì di incominciare l'offensiva e si fecero solo 4 o 5 colpi, ma si sente sul fronte, al monte Pecinca e alla quota 908 che tutta la notte c'è molta azione, cioè un tuonare di cannoni e fucileria e altri. Benché il tempo sia brutto, il Genio sta trasportando dei grossi barconi vicino al mare, per fare un ponte in un punto che credo sia quello che i nostri hanno già tentato una volta di varcare con gravi perdite dei soldati granatieri. Intanto che scrivo sono le ore 10 di sera e si sente un tuonar d'inferno. A distanza da noi di circa 4 o 5 chilometri si vedono i razzi e si sente anche la fucileria, ma noi speriamo per questa notte di dormire tranquilli se non crescerà il mare e l'acqua non verrà sul dormitorio. Sabato 9. Dopo una notte di grande bombardamento sul fronte distante circa 5 chilometri, verso giorno si sentì un po' di calma e non si fece fuoco. Il nemico fece diversi colpi su Monfalcone e verso sera ci mandò tre colpi a distanza di circa 60 metri, e di grossi calibri, si suppone siano 360. Ora sono le ore 8 di sera e il tempo si è messo in pioggia. Domenica 10. Oggi giornata con poco movimento causa il tempo brutto. La notte verso le ore 11 e mezza il nemico aprì un gran bombardamento dall'Armata vicina al mare e dal Duino, con artiglierie d'ogni calibro. I nostri risposero vigorosamente con solo le batterie che si trovano dietro le nostre fanterie, cioè nel vallone, e qualche batteria da campagna che c'è dietro a noi; dopo tre ore di fuoco che sembrava l'inferno, il nemico dovette cessare il fuoco. Lunedì 11. Oggi fino alle ore 3 del pomeriggio non si sentì artiglieria, solo qualche colpo sulle fanterie, ma dopo noi facemmo qualche colpo sull'Armata nemica ed avemmo subito risposta ma non male. Questa sera il tempo si mise in bello che sembrava di primavera e domani si dovrà cominciare l'offensiva. [...] Domenica 17, lunedì 18. Il tempo minaccia ancora colla pioggia e l'offensiva non si può cominciare. Si fa solo qualche colpo al giorno, come pure il nemico. La sera la nostra batteria ha l'incarico di sparare al faro nemico e quasi tutte le sere fa dai quattro agli otto colpi quando il faro non si vede, ma appena il colpo parte il faro è spento, così noi non si può osservare se il tiro è giusto. Martedì 19. Oggi il tempo è ancora brutto, piove ancora e le artiglierie si fanno sentire da ambo le parti, sia nostre che nemiche. Credo sia per impedire qualche piccolo tentativo d'armi a piedi che avanzano, o qualche trasporto di materiale o truppe. La nostra batteria non fece fuoco. [...] Sabato 23. Giornata con poca azione; solo la notte, vedendo movimento, ci arrivò l'ordine alle ore 12 di levarsi e fare fuoco con due pezzi per un'ora; facemmo ciascuno 12 colpi. Domenica 24. Giornata di pioggia ma piuttosto tranquilla, non si fece fuoco ed il nemico pure ci lasciò tranquilli. Facemmo qualche cosa da mangiare ogni squadra di pezzi, festeggiando la vigilia di Natale. Lunedì 25. Il tempo non è troppo bello, ma si stette tranquilli facendo una bella allegria tutti insieme, bevendo per L. 45 di vino in nove soldati. Martedì 26. Tempo nuvoloso ma tranquillo; non si fece fuoco e il nemico pure ci lasciò tranquilli.

Da qui il diario prosegue ancora per qualche pagina, fino al 18 gennaio, giorno in cui Oreste è trasferito a Manzano, in provincia di Udine. La guerra sul fronte subisce una battuta d'arresto, almeno fino alla decima offensiva del maggio del 1917 ed il precipitare della situazione dei mesi successivi. A guerra finita rientra a Vercelli dove lavora come autista nella ditta Ferrando. A Vercelli continuerà la sua vita, impegnandosi in maniera attiva, unitamente alla famiglia, nell'antifascismo, durante la guerra e la Resistenza e nel dopoguerra, morendo nel 1974 all'età di novant'anni.
"l'impegno", a. XIV, n. 2, agosto 1994
© Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli.


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