Da Gorizia a Doberdò, parte I

Ho percorso il fronte sull'Isonzo del settore goriziano, un passo dopo l'altro. Ho visitato le prime linee e gli osservatori del Monte Santo, del Monte Sabotino, dei colli di Oslavia e di Podgora; ora devo stabilire la mia dimora più a sud, presso la attigua divisione degli Honved che è di stanza sull'altopiano di Doberdò. Ma, poco prima ch'io mi congedi da Gorizia, avviene ancora un fatto "sensazionale", forse il poiù clamoroso di questa città così ricca di fatti avventurosi, la caduta del "dirigibile numero tre".
Alle cinque del mattino l'aeronave nemica, come un'aquila morente, era passata lentamente, già gravemente avariata, sopra le nostre linee. Sospesa nell'aria a soli 400 metri d'altezza procedeva ansando faticosamente, con le sue ultimo forze, verso la salvezza. Era già in vista delle proprie posizioni quando albeggiò e divenne un eccellente bersaglio per i nostri cannoni.
Lo spettacolo aveva una grandiosità da togliere il respiro, all'amico come al nemico, Tutte le batterie delle due divisioni vicine, quella di Gorizia e quella di Doberdò, la presero di mira nello stesso tempo, tutti i nostri aerei rotearono come avvoltoi intorno al dirigibile gracchiando con le loro mitragliatrici e ognuno dei piloti corse il pericolo tremendo di buscarsi un colpo da un collega. A un tratto, una colonna di fuoco, diritta come una candela, salì verso il cielo e un'altra di fumo corse rapidamente incontro alla terra... la visione di questo orrendo spettacolo freme ancora negli occhi del narratore. Poi la tremenda caduta. E tutto questo nel tempo di un minuto.
Quattro ufficiali giavevano morti vicino al mucchietto d'acciaio in frantumi, dal cui interno furono tratte altre due salme carbonizzate, del tutto irriconoscibili. Nelle tasche delle uniformi furono trovate monete d'oro americane, inglesi, francesi.
C'erano anche eccellenti fotografie del nostro aeroporto e molti piani esatti della nostra zona di guerra. E' davvero tragico il fatto che gli averi debbano in genere sopravvivere anche alla morte più catastrofica dei loro proprietari. Però, a produrre l'impressione più profonda negli astanti, fu il vedere che il motore del dirigibile era tedesco e che ogni elemento portava la menzione D.R.P.(1).
Gli ufficiali furono sepolti con gli onori militari, esattamente come i nostri aviatori precipitati nelle linee italiane vengono sepolti, con rispetto, dall'altra parte. In un periodico illustrato italiano comparve poco tempo fa perfino la fotogragia di una di queste solenni esequie.
Si mormora che addosso ai morti si siano trovati numerosi amuleti. Uno solo di loro aveva ben nove medagliette sacre con sé. Un altro portava una cintura di seta intorno al corpo, con sopra dei nomi artisticamente ricamati, probabilmente l'ultimo dono materno. Si parla anche di una scatoletta di celluloide, probabilmente un talismano, piena di piccole bambole cinesi, che stava nel taschino, sul petto di un ufficiale. Gli ungheresi sorridono un poco mentre mi raccontano tutto ciò. Dai Russi, dicono, non succedevano cose simili. Il mucchio d'acciaio sfracellato, che io stessa vedo caricare sui carri, appartiene, secondo un antico diritto di caccia, al cacciatore sul cui fondo è andata a morire la selvaggina. Perciò posso fare ancora un'ultima volta le congratulazioni al comandante che difende Gorizia, prima di andare a sud dagli Honved, dal comandante della divisione attigua, il difensore di Doberdò.
Per andare da un comando all'altro basta una mezz'ora d'automobile. Si attraversano i frutteti floridi e gli orti rigogliosi del circondario goriziano, si corre lungo i campi di asparagi e di carciofi, si sfiorano foglie di rafano e di spinaci nonché bianche infiorescenze di piselli e di fagiuoli rampicanti. Si prova un sentimento di gioia pensando che queste buone cose, le quali, prima della guerra, apparivano, in maggio, solo sulle mense dei Cresi, vadano ora anche a finire nei piatti dei poveri tenenti e cadetti, che fino a quel momento avevano provato solo l'umidità e il fango del clima goriziano.
Dappertutto s'incontrano carri sovraccarichi di acquisti fatti dalle brigate vicine, inviati dagli ufficiali della sussistenza al mercato di Gorizia.
Arrivo al comando di divisione di Biglia poco prima dell'ora di cena. Ci si accorge subito di essere tra gli Ungheresi dal buon sapore dei cibi e lo si nota anche dalla musica conviviale - perché un nipote del famoso direttore d'orchestra zingaro, Ratz, figlio di uno dei suoi trentatré figli, che è stato undici mesi in servizio in prima linea e che si è guadagnato la medaglia al valore, è ora aggregato al comando e, di sera, suona alla mensa ufficiale le sue arie appassionate. Ma, soprattutto, ci si accorge di essere tra gli Ungheresi perché essi si distinguono dal portamento generalmente cortese dei nostri ufficiali, per un atteggiamento particolarmente cavalleresco.
Bengo alloggiata in casa del comandante della divisione degli Honved, nella scuola del paese. Il generale Geza von Lukachich, che tiene il San Michele dall'inizio delle ostilità, si è allontanato solo raramente dalla zona del fuoco. La mia stanza è piena di rose profumate, rose tea, rose maresciallo Niel, e rose la France; quasi più numerose di quante la stanza ne possa contenere. Ornano festosamente tavoli e canterani, avvolte in carta rosso-bianco-verde. E, ogni giorno, se ne aggiungono di nuove: sembra quasi che tutta la divisione si dimostri lieta di aver trovato una persona disposta a ricevere con gratitudine la sovrabbondanza di rose.
La stanza della scuola mi è stata ceduta dalla maestra e, poiché le chiedo scusa del disturbo, ella ride cordialmente e dice: "Ma che dice, siamo in guerra."
La stessa identica risposta si riceve dappertutto dagli abitanti per le nuove pene che, a causa della guerra, sono costretti a soffrire. Nessuno pensa alla propria personale prosperità, ognuno considera ovvia la necessità del sacrificio.
Da settimane, il comando di divisione non viene più cannoneggiato; i cannoni a lunga gittata, con i quali gli Italiani lo colpivano prima, pare siano ora utilizzati altrove. Un solo colpo è arrivato nella scorsa settimana: un così detto "Aussreisser" o tiro anomalo, che ha sradicato un albero proprio accanto alla scuola. Lo si è rimesso subito nella terra e ora continua allegramente a verdeggiare. Anche la natura, a quanto sembra, si abitua alla guerra.

(1)Deutsches Reichspatent: brevetto dell'impero tedesco.

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