Frammenti dal diario di Ambrus Sinkovics, parte II

Il I° luglio 1915, alle due del pomeriggio, il tenente Kern è stato catturato con 15 soldati. Con alcuni uomini sono riuscito a ripararmi in una profonda buca che si trovava a 40 passsi. Siamo stati rannicchiati fino alle 8 di sera. i feriti erano così numerosi che non sapevo chi per primo dovevo soccorrere. Tutti gridavano: me, mich, me! Abbiamo piantato una bandiera bianca; se i taliani avanzavano, ci arrendevamo. Siamo riusciti ad arrivare alla sera! Poi ho preso con me un ferito e siamo scappati. E mentre cercavamo riparo dietro le rocce i taliani continuavano a sparare. Arrivati al luogo di soccorso, il medico militare mi ha chiesto che cosa avevo sulla fronte. Ho risposto: niente, non mi ero accorto di nulla. Una pallottola mi aveva invece ferito. Dopo avermi bendato, mi ha regalato 3 sigarette e mi ha chiesto informazioni sulla situazione. Gli ho riferito quello che sapevo. Si è quindi organizzato per arretrare di tre chilometri. Poi ha aggiunto: "Lei prosegua!"
Sono arrivato in un campo di patate, ne ho raccolte diverse, le ho bollite e mangiate. Dopo mi sono disteso e ho dormito per due giorni e due notti. Al risveglio mi sono messo alla ricerca del 76° Reggimento. Il 4 l'ho trovato. Sono stato destinato alla X Compagnia del capitano Markus.
Il 5 luglio si è sparato a lungo.
Il 6 i taliani ci hanno costretto ad arretrare di 200 passi. Il nostro Reggimento 76 ha avuto 72 morti. Il capitano Markus si è recato a Gorizia, a 2 ore dal fronte.
Il 7 si è di nuovo sparato tanto, alla nostra sinistra si trovavano gli Honvéd 12. Il sangue arrivava alle caviglie.
L'8 il fuoco è cessato, grazie a Dio! Il 9 ci hanno dato il cambio. Ci siamo ritirati di cinque chilometri.
Il 10 ci siamo finalmente lavati e spulciati dai pidocchi.
L'11 abbiamo ricevuto l'ordine di metterci in marcia: la nostra compagnia 7 unitamente alla 11. Il comandante di compagnia è il tenente Stòbel.
Il 12 ci hanno portato a Gorizia a fare il bagno, il 13 è stato il turno della nostra montura.
Il 14 abbiamo pulito le armi.
Il 20 abbiamo marciato verso il fronte, al macello!
Il 21 sotto un fuoco incessante abbiamo perso 58 uomini.
Il 22 c'è stata nuovamente una grande battaglia; faceva un caldo insopportabile e si soffriva terribilemnte la sete. Dio mio, che sarà di noi? Tutti eravamo così esasperati, che ci saremmo uccisi con le nostre armi.
Il 23 abbiamo seppellito i morti.
Il giorno successivo il mortaio 28 li ha dissotterrati. Dio mio, che sarà di noi?
Già alle 3 di notte del 25 il mortaio ci ha svegliato; durante il giorno sono caduti 125 uomini.
Il 26 è caduto Jancsi Egresits. Concedigli, mio Signore, il riposo eterno sull'altipiano di Doberdò!
Il 27 il fuoco non ha cessato un istante. Eravamo talmente magri da non riconoscerci. il 28 si è ripetuto un altro giorno del giudizio: 262 morti, 49 feriti, 135 catturati, e 12 impazziti!
Il 29 noi che eravamo ancora vivi decidemmo di farci catturare. Il puzzo era insopportabile, il colera stava mietendo vittime. Urlavamo per la sete e la disperazione. Coloro che si erano allontanati per cercare acqua, sono stati ammazzati.
Il I° agosto i corpi dei soldati taliani giacevano uno sopra l'altro davanti a noi per ben 70 passi, fino all'altezza dele ginocchia. Alcuni erano morti da 14 giorni. Noi non avevamo potuto seppellirli in mezzo a quel fuoco, i taliani non l'avevano voluto. Non soportavamo più quel fetore.
Il 3 per fortuna hanno concesso il cambio alla nostra brigata 2. Ci siamo ritirati di 12 km. Del reggimento 76 siamo rimasti in 54 uomini.
Vedendoci, le giovani leve si sono meravigliate nel sentire da quanto tempo combattevamo sul fronte senza che ci fosse accaduto l'irreparabile! Alla domanda su come ci arrangiavamo, abbiamo risposto: bene! Loro però non ci hanno creduto. Non abbiamo detto la verità, anche se sapevano che non volevamo farlo. Ma noi, vecchi soldati, io, Sinkovics, Ferencz Grubits e Jancsi Paigica, facendoci il segno della croce abbiamo aggiunto: grazie a Dio e alla Vergine Maria siamo usciti dall'inferno di Doberdò!
Il 6 sono stati segnalati i nomi di coloro che avrebbero ricevuto la medaglia Ferencz Kovàcs è stato proposto alla medaglia al grande argento, io e Sinkovics al piccolo argento. Ma al momento della consegna Ferencz l'ha ricevuta al piccolo argento, io e Sinkovics al bronzo.
Il 12 è pervenuto l'ordine: II brigata alpina in Slovenia, in riposo. Al sentirlo ci siamo sentiti rincuorati. Ferencz Kovècs e Paigica hanno ottenuto un permesso, così dei veterani sono rimasto solo io.
Rif. bibliogr.: Testimonianze dal fronte, ed Laguna,2003

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