Clemenceau sulla sconfitta italiana di Caporetto

Il testo riporta il discorso di Georges Clemenceau, Primo Ministro Francese, riguardo la sconfitta italiana di Caporetto. La sua reazione nei confronti dell'Italia fu alquanto critica. La parte è stata tradotta (ed adattata) dal volume Source Records of the Great War, Vol. V, ed. Charles F. Horne, 1923.

Consideriamo l'aspetto militare della situazione militare italiana.
Tanto per cominciare, il principale errore commesso dal Comando Supremo italiano fu l'erronea disposizione verso nord delle sue armate; e solo questo errore bastò a portare alla catastrofe (di Caporetto - Ndt).
La IIa Armata, dopo aver passato l'Isonzo, fu disposta di fronte al Mrzli, al Monte Nero ed al Vrh senza che le loro cime fossero state occupate in quanto ancora in mano al nemico.
La IIIa Armata, d'altra parte, aveva conquistato ed era riuscita a tenere le creste del Kuk, del Monte Santo e del Vodice. Era dispiegata verso est ed aveva avanzato attraverso l'altopiano della Bainsizza in direzione di Laibach (Lubiana - Ndt).
Ma gli austriaci tenevano ancor saldo tutto il settore tra le due Armate; settore che si spiegava da Tolmino fino a Santa Lucia e che, di fatto, separava le forze italiane.
I critici militari avevano già indicato questa situazione come pericolosa ed avevano sottolineato che i piani strategici di entrambe le armate potevano essere sconvolti dal nemico se quest'ultimo, tenendo l'altopiano che le divideva, avesse deciso di attaccare su entrambi i lati con forze sufficienti.
E questo è proprio ciò che avvenne nel momento in cui i tedeschi riuscirono a trasferire parte delle loro truppe dalla Russia al fronte italiano.
Il secondo errore. A parte le armate citate (IIa e IIIa - Ndt), disposte in una posizione talmente pericolosa, c'erano delle riserve pronte ad intervenire in caso di bisogno. Nel maggio 1916, durante l'offensiva austriaca nel Trentino, il Generale Cadorna aveva aprofittato di un momento di pausa per costituire la riserva della V Armata.
Fu l'intervento della V Armata nel momento critico che indusse il nemico alla ritirata ma, per ragioni a noi incomprensibili, un bel giorno la V Armata fu sciolta. Non che all'Italia mancassero gli uomini, perchè ancora ce n'erano e le riserve di truppe erano abbastanza numerose per supplire alla bisogna.
Ma il generalissimo italiano sembrò sempre resti a schierarle nei pressi del fronte e così, quando arrivò il momento del bisogno, queste forze non poterono intervenire ed inoltre, la rotta della IIa Armata seguita da quella della IIIa, lasciò completamente sguarnito il fronte.
Questo errore era connesso a molti altri, principalmente dovuti alla cieca fiducia riguardo la solidità delle posizioni conquistate altrimenti non si spiegherebbe affatto l'erronea dislocazione tra l'Isonzo ed il Tagliamento di tutti i magazzini di rifornimento, a così breve distanza dal fronte. E così, più di 300.000 tonnellate di materiali caddero in mano al nemico affamato.
E come potremo scusare la completa mancanza di trinceramenti in vista di una possibile ritirata ed il fatto che non sia stata costruita una sola strada o un solo ponte, a parte i cinque vecchi già esistenti, per favorire la ritirata oltre il Tagliamento?
Il congestionamento prodotto da una tal massa di uomini e materiali sulle rive del Tagliamento, intenti ad attraversarlo, costò molto caro all'Esercito Italiano che registrò perdite di ulteriori materiali quasi pari a quelle già subite nel momento in cui i depositi caddero in mano al nemico.

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