Un altro fatto di giustizia sommaria, pubblicato dal quotidiano "L'Avanti!" il 29 luglio 1919, accadde
a Noventa di Padova il 3 novembre 1917 e che vide come protagonista e "tribunale unico" il generale
Graziani, altro accolito sostenitore della repressione secondo le direttive di Cadorna ma, in questo
caso, ci fu un vero e proprio abuso di potere, comportamento tipico del Graziani mostrato anche in altre occasioni.
Il generale Graziani era stato nominato "Ispettore Generale del movimento di sgombro" il 2 novembre 1917 dal
generale Cadorna, ed aveva il compito di ristabilire la disciplina tra i fuggiaschi di Caporetto ed evitare che
lo snadamento si propagasse al resto dell'esercito. Graziani girava sempre in una camionetta, con al seguito una
squadra di carabinieri da impiegarsi esclusivamente per le fucilazioni sommarie. Aveva il potere di "vita o di morte"
sulle truppe e ne disponeva a suo piacere.
"Il Generale Graziani, di passaggio per Noventa di Padova il 3 novembre 1917 alle ore 16,30 circa, vede
sfilare una colonna di artiglieri da montagna. Un soldato, certo Ruffini, di Castelfidardo, lo saluta
tenendo la pipa in bocca. Il generale lo redarguisce e riscaldandosi inveisce e lo bastona. Il soldato
non si muove. Molte donne e parecchi borghesi sono presenti. Un borghese interviene e osserva al generale
che quello non è il modo di trattare i nostri soldati. Il generale, infuriato, risponde:
"Dei soldati io faccio quello che mi piace" e per provarlo fa buttare contro il muricciolo il Ruffini e lo
fa fucilare immediatamente tra le urla delle povere donne inorridite. Poi ordina al tenente colonnello
Folezzani (del 28° artiglieria campale) di farlo sotterrare:
"E' uomo morto d'asfissia" e salito sull'automobile, riparte. Il tenente colonnello non ha voluto nel
rapporto porre la causa della morte. Tutti gli ufficiali del 28° artiglieria possono testimoniare il fatto".
Graziani emanò anche dei bandi particolarmente restrittivi, atti ad intimorire i fuggiaschi. Ecco un paio di
esempi:
"In nome dei poteri conferitimi, tutti i militari, ufficiali e truppa, devono portare sul copricapo il numero del
reggimento o deo corpo cui appartengono. Il numero deve essere della grandezza regolamentare cucito di stoffa con
matita indelebile o con inchiostro. A datare dalle ore 9 del 5 novembre, qualunque militare trovato sprovvisto del
numero o senza copricapo sarà fucilato. L'arma dei carabinieri è incaricata dell'esecuzione di quest'ordine".
"In nome dei poteri conferitimi, ufficiali e truppa, salmerie, carreggi, automobili, autocarri, motociclette isolate ed
in drappelli, dovranno percorrere solo le strade assegnate per il movimento dai Comandi nella zona che dal fiume
Piave va all'interno del territorio. Chiunque contravvenga al presente ordine sarà passato per le armi".
I° novembre 1916. Circolare 2910
Presso il I° battaglione 75° fanteria nella sera del 30 ottobre si sono verificati casi gravissimi di indisciplina
trascesi perfino a lancio sassi contro Comandante reggimento (generale Giorgio Cigliana). Comando IX Corpo Armata
con azione pronta ed energica di ui gli dò ampia ed incondizionata lode, ordinava che due soldati, estratti a sorte tra
quelli maggiormente indiziati come colpevoli, fossero passati per le armi. Fucilazione avvenne 31 pomeriggio.
[...]
Rimane il dovere e il diritto dei Comandanti di estrarre a sorte tra gli indiziati alcuni militari e punirli con la pena
di morte.
Ecco la circolare che approvava la fucilazione per decimazione. In pratica, su un gruppo di accusati veniva estratto
a sorte un - o più - soldato, indipendentemente dalla colpevolezza accertata, e si passava per le armi. La fucilazione
per decimazione veniva generalmente applicata in casi di ammutinamenti o ribellioni, ovvero quando non si poteva
accertare con sicurezza quali erano gli elementi fomentatori della rivolta.
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