L'esercito asburgico

L'esercito asburgico era qualcosa di complesso, come del resto lo era l'Impero stesso. In effetti non esisteva un esercito unico bensì un "insieme", per così dire, di eserciti che, in qualche modo, rispecchiavano quello che lo stesso impero asburgico era: un insieme di popoli ed etnie molto diverse tra loro. Il nucleo centrale dell'esercito era costituito dall'esercito imperial-regio ovvero il kaiserlicht und königliche, abbreviato in k.u.k. C'erano poi i due eserciti nazionali, previsti dal compromesso risalente al lontano 1867: l'esercito ungherese Honved e quello austriaco Landwehr. Il primo era sotto il controllo di Budapest, capitale del regno d'Ungheria; l'altro sotto diretto controllo di Vienna. Originariamente questi due eserciti erano stati pensati come forza di riserva. La Grande Guerra invece li vide entrambi schierati ed in sostanza, sebbene i compiti avrebbero dovuto essere diversi da quelli del k.u.k., questi due eserciti "di riserva" ricevettero l'assetto dell'esercito comune nel quale venivano reclutati tutti i cittadini dell'Impero, indipendentemente dalla loro etnia di appartenenza. Originale anche il riconoscimento delle lingue, che in tutto erano una decina. Ogni unità prevedeva una lingua "ufficiale" scelta tra quelle parlate in base alla percentuale di appartenenza della truppa ad una determinata etnia. La percentuale di calcolo era solitamente stabilita nella misura del 20% del totale della truppa. Ma c'erano anche le eccezioni; in effetti eccezione era avere una unica lingua "ufficiale". Era più frequente l'adozione di due o anche tre lingue alternative, o meglio, aggiuntive. A prima vita può sembrare che nell'esercito austro-ungarico non ci si capisse affatto ed invece, la poca burocrazia tra i comandi ed il forte senso del dovere annullarono il problema. Etnia e religione erano indifferenti ai fini del reclutamento nell'esercito (k.u.k., Landwehr o Honved). Tutti potevano far carriera in base alle loro specifiche competenze; si può ben dire che il sistema non funzionava troppo sulla raccomandazione di tizio o caio. Questa in breve la storia della composizione dell'esercito asburgico. Nel 1914 questo era composto da 48 divisioni di fanteria ed 11 di cavalleria. In quel anno gli avversari dell'Impero asburgico (Russia e Serbia), potevano contare in tutto su 104 divisioni di fanteria. Un numero di tutto rispetto, molto maggiore rispetto alla forza austro-ungarica. Comandante in capo era il generale Franz Conrad von Hötzendorf che si rendeva perfettamente conto della situazione difficile dell'esercito, al momento dell'entrata in guerra a fianco dell'alleato tedesco. Conrad era particolarmente pessimista e sapeva bene quali fossero le debolezze dell'esercito che comandava. Propose al Kaiser di iniziare delle guerre che anticipavano la Grande Guerra e che dovevano essere rivolte contro gli stati che confinavano con l'Impero quali Italia e Serbia, due delle potenze più temute da Conrad. Condensando i fatti, il Kaiser Franz Joseph ormai vecchio e stanco di aver a che fare con i conflitti e perseguendo una politica più pacifista che interventista, mise da parte Conrad per alcuni anni, fino al 1913, quando questi fu reintegrato a pieno titolo alla guida dell'esercito. Dopo i fatti di Sarajevo, dove fu assassinato l'Arciduca Franz Ferdinand e la moglie, Conrad era consapevole che ormai la guerra non poteva più essere fermata così come sapeva che questa sarebbe costata molto alla duplice monarchia anche se "un esercito ed una monarchia così antichi non possono perire ingloriosamente", disse. Dopo solo quattro mesi di guerra, l'esercito asburgico aveva perso qualcosa come 1300000 uomini circa. Queste perdite, unite poi alla ricostituzione dell'esercito arruolando anche milizia di mediocre qualità in termini sia umani che tecnici, fu la catastrofe. Venivano arruolati vecchi, giovinetti, molto spesso anche persone con difetti fisici. Erano malnutriti e male addestrati; mal vestiti e ben poco armati, se non per niente. Questa massa di truppe venne spedita nei Carpazi a far da muro umano contro i russi. Ovviamente ben pochi sopravvissero. Come accadde per l'esercito italiano sul fronte di guerra dell'Isonzo, l'attacco, in questo caso per l'esercito asburgico, era sempre particolarmente dispendioso in termini di uomini e materiali. Venendo ai fatti che più interessano il fronte dell'Isonzo, è doveroso dire che l'Austria ed il suo esercito multietnico non erano nelle migliori condizioni quando i territori dell'Isontino furono invasi dagli Italiani. Certo nessuno in Austria avrebbe rinunciato alla vendetta contro l'ex alleato italiano vendutosi alle potenze dell'Intesa, come si pensava in Austria al tempo. Quindi l'ordine imperativo era quello di non cedere un palmo di terreno appartenente alla duplice monarchia. Il territorio isontino, al momento dello scoppio delle ostilità che vide coinvolte così tante persone e cose, era un'oasi felice. In effetti, contrariamente a ciò che si può essere portati a pensare visto il tradimento dell'Italia nei confronti della Triplice Alleanza, sull'Isonzo non c'erano molte truppe, identificate più che altro con quelle della "territoriale". Per quanto riguarda la popolazione, questa era composta più che altro da vecchi, rimasti a casa perché non abili all'arruolamento. In sostanza Gorizia e Trieste, fino a quel momento, non erano state coinvolte nei fatti della Grande Guerra anche se molti dei loro abitanti erano ormai morti sui fronti della Galizia. Certo si sentivano terribili storie provenienti dal fronte, storie di morte, infezioni, stenti e così via. Va ricordato che l'IR 97 era un reggimento di fanteria triestino che aveva combattuto proprio in Galizia. Il fronte isontino avrebbe potuto essere ben più protetto dall'attacco italiano se il capo di stato maggiore tedesco Falkenhayn non si fosse opposto alla richiesta di Conrad di ritirare sette divisioni dal fronte galiziano per disporle lungo il confine con l'Italia. In ogni caso, alla data del 23 maggio, giorno della dichiarazione italiana all'Austria-Ungheria, le divisioni che presidiavano il fronte isontino erano solo tre per un totale di ventiquattro battaglioni ed un centinaio di cannoni. Boroevic fu nominato comandante in capo del settore dell'Isonzo, dell'armata dell'Isonzo, la quale doveva fare da muro, aiutata in questo dalla conformazione del terreno, contro l'assalto italiano  della III e della II Armata che di li a poco doveva venire.

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