Come vanno alla guerra gli Italiani

LONDRA, lunedì 7 giugno - Un'interessante descrizione su come i soldati Italiani sono andati in guerra ci viene resa dal corrispondente del The Daily Chronicle che visitò il fronte in Friuli esaminando la battaglia sull'Isonzo, dove gli Austriaci sono gradualmente spinti verso l'interno. Il corrispondente, che colse una fugace apparizione del Re Vittorio sulla via del fronte, scrive:
"E' impossibile viaggiare per miglia nelle vicinanze della vecchia frontiera senza notare i segni della guerra. Le campagne mostrano i loro soliti colori estivi. Il fieno viene portato via dai campi con i carri e le piante di vite sono crivellate di proiettili. Quando si è sulla strada principale non c'è alcun dubbio che ci si trova vicino alla linea dei combattimenti. Ingorghi di camions impediscono di muoversi verso qualsiasi direzione, certi saslgono alle linee trasportando cibo, foraggio e munizioni ed altri scendono con il cassone vuoto.
Come ci avvicinammo al fronte gli ingorghi sulle strade peggiorarono ed oltre alle lunghe colonne di convogli militari e traini di muli che portavano su le munizioni per l'artiglieria, c'erano distaccamenti di fanteria che salivano e le ambulanze della Croce Rossa che stavano scendendo per l'evacuazione dei feriti negli ospedali che erano stati messi in piedi nelle scuole e negli edifici pubblici dietro al fronte. Nei villaggi c'erano lunghe code di carri trainati da muli che trasportavano munizioni, con i carrettieri impegnati ad abbeverare le loro bestie assetate. Intorno ai pozzi c'erano gruppi di soldati con dei secchi che aspettavano che le donne versassero l'acqua. Molti uomini si chinavano per bere direttamente dai secchi di rame luccicante mentre ancora li stavano tirando su; la giornata era afosa. Le donne tiravano le funi ed i secchi venivano su uno dopo l'altro, vuotati e buttati giù nuovamente mentre la coda di uomini in attesa si ingrossava sempre più.
Un po' più avanti un distaccamento di cavalleria stava accompagnando i cavalli nel fiume e a monte degli uomini stavano facendo il bagno. Talvolta dovemmo fermarci per far passare un battaglione di fanteria diretto al fronte; gli uomini camminavano con la caratteristica andatura blanda degli Italiani che può anche sembrare brutta in apparenza, ma che può macinare molte miglia, tante quante ne fanno i nostri cugini Inglesi o forse anche di più. Gli uomini andavano per la loro strada, acclamati sotto i loro grossi zaini. Di tanto in tanto si poteva incappare in qualche coro che cantava spezzoni di opere e così molti altri si univano al canto come solo i soldati Italiani possono fare.
In precedenza raggiungemmo le vicinanze dove avvenivano le prime scaramucce. Trovammo il terreno tutto calpestato ancora cosparso di caricatori vuoti. Gli Italiani erano penetrati nelle trincee rompendo così facilmente la resistenza Austriaca che non poteva fare nulla.
Non potemmo continuare oltre perché venimmo fermati ma, avendo sentito che si potrebbe avere il permesso per passare, ci recammo dal comandante che trovammo in una grande villa che si nascondeva sotto un delizioso profumo di fiori. Un robusto sottotenente dai capelli grigi uscì per incontrarci. In tempo di pace fa il procuratore ed è uno dei più importanti oratori italiani; ora è un sepmlice tenente di artiglieria.
Per tutta risposta ci disse che tutti i giornalisti erano già stati mandati via da giorni dalla zona. Era sconcertato nel sapere come avevamo fatto a spingerci così avanti. Constatò anche che non avevamo portato niente da mangiare e così, ci rispedì indietro permettendoci di continuare solo se avessimo portato qualcosa da mangiare agli affamati soldati.
Si astenne dal dirci che erano attesi degli ospiti importanti ma mentre scendevamo giù per la strada arrivarono due auto grigie avvolte nella polvere. Dentro c'erano due alti ufficiali. Infatti c'era il Re ed il suo staff che andavano al fronte. Il Re è infaticabile e visita continuamente ogni parte del fronte, andando avanti e indietro ogni giorno.

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