Gli Italiani non guadagnano terreno

BERLINO, 15 movembre - Il corrispondente speciale del Lokal-Anzeiger sul fronte itlaiano telegrafa il resoconto del generale Boroevic riguardo la terza battaglia dell'Isonzo. Il comandante austriaco dive:
"Tengo saldamente tutte le mie posizioni proprio come le tenevo all'inizio della guerra. Ho ricevuto diverse lettere dove mi si chiedeva se era vero che Gorizia era caduta. A Gorizia non abbiamo ceduto un metro di terreno. E' difficile capire come si possano fare certe domande ma, qui al fronte, lo spirito è parecchio differente. Dal soldato semplice al più alto ufficiale lo spirito è ispirato all'entusiasmo riguardo lo sviluppo della battaglia dell'Isonzo. Gli attacchi italiani si sono indeboliti e si può guardare in ottica storica ai combattimenti già avvenuti e dividerli in tre grandi periodi.
A metà ottobre diverse indicazioni portarono alla conclusione che gli Italiani stavano pianificando un'azione su vasta scala. L'attacco alle nostre linee dal mare fino a Tolmino durò dal 18 al 22 del mese. Il secondo periodo durò fino al 26 con azioni dirette principalmente contro l'altopiano di Doberdò. Il 28 la battaglia si infiammò ulteriormente su tutto il fronte e dopo pochi giorni di riposo si entrò nella terza fase, quella dei giorni più caldi per la testa di ponte di Gorizia ovvero il primo e il 3 di novembre.
La battaglia si poteva ritenere conclusa, per quanto riguarda la parte meridionale dell'altopiano di Doberdò, già il 24 ottobre. Le condizioni sfavorevoli, il maltempo che rese le strade impraticabili e le forti perdite accusate durante i primi tentativi di sfondamento sopra Vermegliano, dimostrarono agli Italiani che la loro offensiva in questo settore era senza speranze.
Anche questa volta, come già accaduto durante la seconda battaglia dell'Isonzo, gli attacchi itlaiani pressarono contro il settore settentrionale dell'altopiano, sul Monte San Michele che sbarrava la strada per Gorizia. Gli Italiani riuscirono a catturare diverse posizioni avanzate, ma solo temporaneamente; i nostri contrattacchi le strapparono nuovamente al nemico. Questo settore settentrionale dell'altopiano che va da Peteano al Monte San Michele fu costantemente bersagliata dal fuoco dell'artiglieria italiana. Ancora una volta gli Italiani usarono proiettili compresi tra i calibri 15 e 32 centimentri. Per la prima volta furono usati proiettili calibro 34 centimetri ma gli effetti furono scarsi. In ogni caso furono sparati molti meno proiettili rispetto a quanto avvenne durante la prima e la seconda battaglia dell'Isonzo.

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